martedì 26 febbraio 2008

non ho fatto il classico io, ho fatto il Carducci!




Studenti-detective riscoprono le statue dopo 44 anni, coperte di scritte. Aiutati da professori ed ex allievi, vogliono esporle di nuovo

Ci sono sette statue, nascoste in un deposito del liceo Carducci. Sono i «Sette savi» scolpiti da Fausto Melotti. Lo scultore le donò al liceo, i carducciani le imbrattarono (vandali e writer c'erano anche negli anni Sessanta) e dal 1964 nessuno ne ha saputo più nulla. Ma ora, dopo oltre 4 decenni di oblio, le cose potrebbero cambiare. Gli studenti, un gruppo di professori e l'associazione degli ex allievi le hanno ritrovate e adesso vorrebbero restaurarle per esporle nuovamente al pubblico. Magari risolvendo anche un piccolo mistero: quelle opere potrebbero essere precedenti alle «gemelle » conservate nei giardini del Pac. E, dunque, valere migliaia di euro. Sette opere dimenticate, uno tra i più autorevoli esponenti dell'astrattismo, un gruppo di giovani Sherlock Holmes. Sono questi gli ingredienti del più straordinario giallo artistico legato ad una scuola.

La storia risale ai primi anni Sessanta, quando Melotti, probabilmente per la sua amicizia con il carducciano Emilio Tadini, regalò le sue statue al liceo. In realtà, lo scultore si era già cimentato con i «Savi»: il gruppo, creato nel 1936 per la sala «Coerenza uomo» della VI Triennale di Mi-lano, comprendeva 12 figure in gesso con l'impronta di una mano sul petto. Cinque statue furono distrutte durante la guerra. Le altre sette furono riproposte in pietra e Melotti le fece collocare nel cortile del Carducci. «Dopo il 1964 — scrive Annarita Avenia, redattrice del giornalino scolastico l'Oblò sul cortile — le statue furono spostate in un deposito: alcuni studenti si erano divertiti a imbrattarle e una era caduta». L'episodio di vandalismo era già stato raccontato nell'edizione ottobre-novembre '62 del «Mister Giosuè »: l'articolo parlava di «profanazione delle erme» da parte di alcuni ignoti che dipinsero i savi in modo «umoristico-dissacrante». Altro particolare: qualche ex allievo di oggi sostiene che una testa fu sepolta al passo dell'Aprica da «carducciani sciatori» riuniti per i campionati del liceo.

Da allora l'oblio. Addio statue. Addio Savi, filosofi della Grecia classica. Dimenticati in uno scantinato, relegati all'incuria, attaccati dalla polvere. A un passo dalla rovina. Il primo a lamentarsene fu proprio l'artista (che morì a Milano nel 1986): sempre secondo gli ex allievi, negli anni Settanta il Comune di Milano si mise in contatto con Melotti per chiedergli un intervento di restauro sui Savi. Lui, indignato per il vandalismo, rifiutò, dicendo che le statue andavano rifatte. Il Comune accettò, commissionando alla bottega di Carrara una copia in marmo dell'opera, con l'aggiunta di una piattaforma su cui appoggiare le statue. Al momento del ritiro, Melotti cambiò idea sul basamento e non lo volle più. Le nuove statue, allora, furono sistemate al Pac. A Rovereto, città di nascita dell'artista, ne sono esposte altre sette in gesso: sulla guida della mostra le originali risultano perdute. Tanti piccoli tasselli di un unico mosaico che riporta alle sette statue dimenticate in uno scantinato di proprietà del liceo.

I ragazzi, accompagnati dal professor Vincenzo Viola (uno degli autori della scoperta), di tanto in tanto vanno in gita al deposito «del tesoro». Ora vorrebbero avvertire la Sovrintendenza e far valutare le statue a un gruppo di esperti: «Potrebbero valere centinaia di migliaia di euro». La preside, Mirella De Carolis, frena: «È nostra intenzione intervenire e agire, come sempre, nel bene degli studenti e della scuola. Ma è necessario procedere con calma». L'associazione degli ex allievi sta cercando l'atto di donazione delle opere. I professori stanno contattando un gruppo di esperti che confermi la loro originalità. La preside è al lavoro. Insomma, qualcosa si sta muovendo. Dopo 44 anni le sette statue, cinque integre, due senza testa, potrebbero tornare nel cortile di via Beroldo. Vandalizzate dagli studenti degli anni Sessanta e riscoperte da quelli del 2008.

Annachiara Sacchi

26 febbraio 2008

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